Area umida di Abbiategrasso: secondo Legambiente risorgerà!

L'area umida come l'araba fenice: muore e poi risorge. Non è la cenere, ma la terra, a serbare in grembo il frutto della rinascita. Così Legambiente, con toni meno epici, annuncia che l'area verde alle porte di Abbiategrasso risorgerà. Ne sono convinti perché quello che la proprietà ha realizzato in 48 ore ha effettivamente creato una ferita profonda, ma non è tale da comprometterne la sopravvivenza. Concretamente, si è ancora in tempo per invertire la rotta. La prima inversione è arrivata dal Sindaco che, incalzato da Legambiente Abbiategrasso e dal Comitato per la Difesa del Territorio Abbiatense, ha emanato venerdì 20 settembre un'ordinanza di stop dei lavori. La seconda inversione di rotta arriverà successivamente dalle modifiche al PGT che l'attuale giunta promette da tempo e che permetteranno di cambiare destinazione d'uso a quella parte di terreni.

Tralasciando i futuri sviluppi della vicenda, occorre ora precisare quello che maggiormente ha fatto arrabbiare e indignare i cittadini che si sono battuti per preservare il fazzoletto verde alle porte di Abbiategrasso. Il motivo di tanto clamore riguarda l'arroganza con cui la proprietà ha avviato i lavori. Senza avvisare le autorità competenti, la Essedue ha iniziato nel tardo pomeriggio di giovedì 19 settembre a movimentare il terreno con le ruspe. Niente traccia dei mezzi agricoli che avrebbero dovuto trasformare l'area in campi coltivati e nemmeno di procedure e attrezzature che garantissero l'incolumità e la sicurezza degli operai impegnati negli scavi anche di notte. L'unica precauzione è stata quella di garantire una protezione fisica agli addetti ai lavori mediante guardie private in grado di tenere a bada le barriere umane e le bandiere agitate dai pacifici manifestanti. Queste persone, grazie alla loro partecipazione e alla sensibilità, hanno permesso di arginare il potere del denaro che come una valanga rischiava di travolgere l'Abbiatense. Un potere che avrebbe garantito la costruzione dell'ennesimo centro commerciale, con buona pace di ConfCommercio, impegnata a garantire la sopravvivenza delle piccole imprese che popolano il panorama italiano.

Alzare la voce e la testa può, dunque, portare a notevoli risultati, come si spera avvenga al termine di questa vicenda. Il silenzio, invece, spesso fa il gioco di chi compie questi scempi. Ne sa qualcosa il Parco del Ticino che dal 2009, dopo aver definito il Pagiannuz area da tutelare, non è mai sceso in campo come gli attivisti avrebbero voluto. In tutta questa confusione risulta difficile orientarsi per comprendere dove stia la ragione. Come sempre, però, è facile che la verità stia nel mezzo. Presumibilmente l'azienda ha i suoi buoni motivi per accelerare i tempi e non rischiare di veder sfumare gli investimenti fatti. Probabilmente i vari enti, specie il Comune di Abbiategrasso, hanno operato con la tempestività che contraddistingue l'apparato pubblico. Verosimilmente gli ambientalisti non sono disposti a mediare le proprie posizioni e a costruire un dialogo privo di strumentalizzazioni politiche. Quello che è vero, però, ed innegabile è un pensiero rintracciabile nel lungo comunicato diffuso dalla sezione abbiatense di Legambiente.

A chi afferma che i privati possono fare quello che vogliono a casa loro, ricordiamo che ci sono regole che tutti i normali cittadini ogni giorno sono tenuti a rispettare, tra le quali quelle che impongono di chiedere autorizzazioni per l'abbattimento di alberi, la posa di manufatti civili dentro i canali, l'interruzione delle rogge, la movimentazione di terra, la modificazione del suolo, la distruzione di specie e habitat protetti, nonché il rispetto delle norme sul lavoro e il rispetto della incolumità dei cittadini che legittimamente protestano e che invece sono stati minacciati...

Come dire: le regole valgono per tutti!

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