ghiaccioGhiaccio!!! Ghiaccio fresco!! Erano queste le grida che riecheggiavano nelle vie e nelle piazze delle città italiane nel Dopoguerra. Anche ad Abbiategrasso queste urla attiravano l'attenzione di adulti e bambini. I più piccoli erano subito pronti a rispondere ai richiami dei gelatai, mentre i più grandi dovevano giornalmente acquistare il ghiaccio per la conservazione degli alimenti.

 

Nel dopoguerra, infatti, il frigorifero era un bene di lusso riservato ai più facoltosi. La gente comune ripiegava su un mobiletto in legno, foderato di stagno o zinco, con carica verticale. Questo antenato del frigorifero era detto ghiacciaia domestica (Giasirö in dialetto abbiatense) e serviva a conservare principalmente il latte, il burro e il formaggio. La carne, i salumi e altri alimenti erano meno diffusi e venivano acquistati il giorno stesso in cui era previsto il consumo.


Ad Abbiategrasso esistevano due fabbriche che producevano ghiaccio: la più grande era in via Carlo Cattaneo, l'altra in via Caprera e aveva annesso un caseificio. Una particolarità rendeva il ghiaccio prodotto in fabbrica diverso da quello odierno e ben lontano da ciò che si trova in natura. Era il forte odore di ammoniaca, residuo delle fasi di lavorazione, che lo faceva diventare sgradevole all'olfatto. In effetti, dagli anni '30 in poi, la produzione della sostanza avveniva mediante una vasca dove circolava una soluzione salina raffreddata dai compressori o dal contatto con gas liquefatti come ammoniaca o freon.

 

Chi non possedeva il frigorifero aveva la buona abitudine di comprare il ghiaccio direttamente dalla fabbrica, risparmiando così alcune Lire rispetto a quello venduto dall'ambulante che girava di corte in corte. Normalmente si acquistava il cosiddetto quarto di panno, unità di misura non riconosciuta dal sistema internazionale ma ben nota a chi il ghiaccio lo utilizzava quotidianamente. Si tratta di una misura che derivava dal pezzo di ghiaccio prodotto dalla fabbrica, circa 2 metri per 40 centimetri, che veniva appunto tagliato in quarti e avvolto in un panno. Una volta riposto nella ghiacciaia il prodotto aveva un durata media di 24 ore circa, ma occorreva vuotare più volte durante la giornata le bacinelle che raccoglievano l'acqua discioltasi.

 

Grazie a questo sistema anche i meno facoltosi potevano avere ghiaccio tutto l'anno, nonostante quello che diceva Bat Masterson: Tutti nella vita hanno una uguale quantità di ghiaccio. I ricchi d'estate, i poveri d'inverno.

 

 

Si ringrazia Giorgio Molinari per la preziosa testimonianza.

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