chiesa albairateSorta al posto di un edificio cinquecentesco ma di origine ancora più remota, l'attuale chiesa venne completamente riedificata tra il 1937 e il 1938 per volontà del parroco don Benedetto Bonati; nulla resta dell'antica struttura, ma l'attuale non manca di pregi artistici: l'autore dell'imponente progetto è l'architetto milanese Giovanni Maggi e all'interno sono custoditi importanti cicli affrescati da Antonio Martinotti. Inoltre, alcuni arredi dell'antica chiesa sono qui ancora ospitati, come una statua della Vergine col Bambino del XVII secolo e un confessionale settecentesco.

 

L'elemento di maggior evidenza resta tuttavia la grande struttura in mattoni rossi che domina il centro di Albairate: a prima vista può sembrare un edificio di scarso pregio, ma se lo inseriamo nel contesto storico nel quale è stato creato può rivelarsi un interessante esempio di architettura sacra d'epoca fascista: l'architetto Giovanni Maggi, infatti, è noto soprattutto per il progetto della chiesa dei Santi Nereo e Achilleo di Milano, una chiesa che, come questa di Albairate, ha struttura in mattoni rossi e forme neo-romaniche; lo stesso architetto ha però progettato anche la sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana a Milano, nota per l'attentato del 1969.

 

Giovanni Maggi, infatti, non può essere inserito in modo superficiale nella corrente del tardo eclettismo neo-romanico, bensì andrebbe considerato un architetto dello stile Novecento, come risulta dall'imponente banca milanese, che meglio di altri ha saputo piegare l'austera architettura novecentista alle esigenze della chiesa rafforzata dai Patti Lateranensi. Il recupero della tradizione costruttiva lombarda – il mattone – e delle forme medievali sottolineano una volontà di continuità e una rinnovata attenzione alla storia della Chiesa che deve essere enfatizzata al fine di recuperare una religiosità ormai incalzata dai progressi della società moderna.

 

Ecco dunque che mentre la chiesa dei Santi Nereo e Achilleo riprende la basilica di S. Ambrogio, questa di Albairate rievoca le grandi pievi campestri, a tre navate, transetto e abside terminale, una chiesa adatta alla predicazione che nelle forme è certamente neo-romanica – si vedano i decori in facciata, le colonne, le volte – ma nella linearità e nell'asciuttezza è novecentista: la facciata, in particolare, è strutturata in sezioni regolari, con finestre ad arco e porte rettangolari ritagliati nella cortina muraria senza alcun elemento decorativo. Una scelta di rigorosa razionalità che contraddistingue gli edifici del Ventennio e che qui si abbina al necessario richiamo alla storia cristiana.

 

In questo contesto ben si inseriscono anche il ciborio, che riprende quello di S. Ambrogio a Milano, e gli affreschi di Antonio Martinotti, contraddistinti da un forte richiamo all'arte di Beato Angelico e a qualche suggestione paleocristiana: in sostanza anche nei grandi cicli d'affreschi qui realizzati vi è la continuità della tradizione unita alla severità novecentesca. Nel complesso, quindi, ad Albairate dopo la tappa alla chiesa barocca di S. Bernardo, è possibile fermarsi ad osservare un edificio moderno che, ad un occhio attento, può mostrarsi non privo di qualità.

 

 

(Nella foto: La chiesa di S. Giorgio di Albairate - Foto di Domenico Iacaruso)

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

 

  • MARIO COMINCINI, L'architettura civile e religiosa, in AA. VV., Albairate, vol. II, 1986
  • CHIARA PERTUSI, Il patrimonio artistico, in AA. VV., Albairate, vol. II, 1986

 

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