orfeoUscito da qualche mese l'Orfeo, proposto dall'Arpeggiata, è più che un lavoro discografico: lo si può paragonare quasi ad un viaggio verso riti, tradizioni e scoperte. La pubblicazione di questo cd è il degno e naturale seguito di uno spettacolo, andato in scena nel 2014 a Bogotà in Colombia, nel quale il mito di Orfeo viene riproposto attraverso percorsi iniziatici legati alla mitologia pre-colombiana.

Lo spunto parte da un libretto del poeta colombiano Hugo Chaparro Valderrama intitolato El jaguar de Orfeo sul quale Christina Pluhar, nota tiorbista e liutista, ha in parte ideato musiche basate su motivi del corpo monteverdiano, o del periodo, e in parte utilizzato motivi estrapolati da melodie popolari sudamericane.

La storia di Orfeo, come tutte le analoghe composizioni, è in fondo un viaggio di iniziazione dove, oltre a imparare il linguaggio degli animali, dialoga con gli spiriti ed è instradato verso riti magici. Dobbiamo pensare ad un Orfeo quasi come ad uno sciamano iniziato ad un cammino introspettivo in compagnia di uno stregone azteco che lo affianca in questo esoterico viaggio spirituale e musicale.

 

L'atmosfera creata dalla musica è magica, sognante ed incantatrice per lunghi tratti, in piena coerenza con la struttura librettistica. Si tratta di un lavoro di alta qualità che si avvale del supporto vocale di ottimi interpreti quali: il tenore Emiliano Gonzales Toro, un ottimo Aristeo con un fraseggio espressivo; la mezzosoprano Luciana Mancini, una Euridice dalla voce precisa e dai toni ambrati. Orfeo è invece un bravissimo Nahuel Pennisi, cantante e chitarrista argentino, cieco dalla nascita, che ha iniziato la carriera come semplice artista di strada.

 

Il risultato è dunque un'opera borderline, un ibrido, per alcuni un crossover, di grande livello capace di unire la sensibilità, i toni ed i colori della musica del primo seicento italiano con la tradizione popolare sudamericana fatta di narrazioni, di ritmi e di influenze post-gesuite. Lavori di questo genere, così ben costruiti e curati con la giusta attenzione, possono essere importanti anche per avvicinare un nuovo pubblico, soprattutto fatto di giovani, che spesso poco o nulla conosce della grande tradizione italiana che parte dal tardo '500 fino ad arrivare alla metà del '700. Un album emozionante, riflessivo e profondamente coerente con il senso della bellezza.

 

Si ringrazia per la preziosa collaborazione Valeriano Puricelli, titolare del negozio di dischi Amadeus.

 

 

 

 

 

arteAmadeus Dischi

 

 

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