cocorosieUscito all’inizio della scorsa estate, il nuovo album delle CocoRosie è quello che si dice un vero gioiellino di eleganza, trasformismo musicale e coerenza artistica. Di origine americano, questo duo tutto al femminile, formato da due sorelle, ha maturato, malgrado la loro ancor giovane età, esperienze tali da segnarne il loro percorso umano ed artistico, come spesso capita nel mondo del rock.

Pschico-rock d’avanguardia, sperimentazione, folk ed una punta di hip-hop con una strizzatina d’occhio a soul e minimalismo: questi gli ingredienti che caratterizzano la loro decennale storia musicale che ha visto venire alla luce, prima dell’attuale Tales of a grass widow (21,50 Euro), altri quattro album.


Ed è proprio di questo nuovo lavoro che vi voglio parlare o, meglio, raccontare quasi fosse una sorta di cammino a tappe dettato dalle canzoni stesse presenti nell’album. Il disco è una strada lastricata di emozionanti, ed a volte surreali, parentesi musicali di grande e raffinata eleganza psichedelica e dissonanza, ricco di melodie e corrette impostazioni musicali che ben si armonizzano con la fase di semi-sperimentazione.

Del resto le due artiste sono sempre state così: addirittura forse più ruvide e minimali, soprattutto nei primi album pubblicati, ma sempre attente alle corrette proporzioni tali da indurre ogni ascoltare anche, il più distratto, ad incuriosirsi. E per inciso incuriosire, visto quello che oggi giorno si ascolta, è già un gran bel passo avanti rispetto alla grande mediocrità che circonda il mondo della musica, e non solo.

Pulsazioni ritmico-meccaniche in Child bride, carillion e scherzi fanciulleschi in After the afterlife, ninne nanne elettroniche in End of time e Roots of my hair, echo-dance track in Villain: sono solo alcune delle magnifiche esperienze sonore incluse in questo bellissimo cd. Se poi ad accrescerne il valore si aggiunge la presenza di Antony (Antony and the johnsons) in Tears of animals e Poison eccoci allora davanti al miglior prodotto musicale uscito al momento nel 2013.


La vera forza di questo disco è non solo nella musica ma nello stupore che spesso riesce a far emergere ed alla voglia costante di tornare bambini ed incuriosire se stessi attraverso un ascolto, solo con semplici note.


Sweet dream are made of this dicevano gli Eurythmics anni fa, e mai come ora non si può che dar loro ragione. Imperdibile!

 

 

 

 

 

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