lele picelliIncontro Lele Picelli durante l'evento #magiarecongliocchi, il percorso di degustazioni ospitato nella suggestiva location offerta dall'Ex Convento dell'Annunciata. Lele è lo chef di uno dei ristoranti più conosciuti e quotati della zona, il Charlie1983 di Albairate, ed è forse uno dei protagonisti di Abbiategusto 2014

 

Mi prende in disparte e mi invita ad una passeggiata all'esterno del complesso architettonico per una breve chiacchierata. 

 

Gli chiedo da subito come si sente nei panni dell'organizzatore dell'evento e prontamente mi corregge:

 

 

 "Non sono l'organizzatore dell'evento ma mi piace propormi come il consulente gastronomico di Abbiategusto perché ci tengo e voglio dare il mio contributo, sono abbiatense di nascita e, cavolo, questa è la mia città!

 

 

Mi mostra l'esterno dell'Annunciata e mi dice di sentirsi orgoglioso: 

 

 

"Ci venivo da bambino davanti a questo edificio" – e non era così bello aggiungo io – "e oggi io sono qua dentro a cucinare, sono in possesso delle chiavi del gusto di questo splendido luogo. Ci tengo molto e sono molto felice perché questa manifestazione mi ha permesso di conoscere gente fantastica" 

 

 

Quali sono questi personaggi? – gli chiedo.

 

 

"Sono gli uomini del nostro territorio, ognuno con la propria storia e con la propria tradizione: Marco Tacchella della Trattoria di Coronate, Chiara Campari del Ristorante di Agostino Campari, Maurizio Biraghi del ristorante Croce di Malta e poi Andrea Besuschio dell'omonima pasticceria. Li ho conosciuti meglio durante l'evento "C'è Riso e Riso", molto partecipato, e insieme ad altri amici, Dario Guidi (Antica Osteria Magenes) e Roberto Conti (del Ristorante Trussardi Alla Scala), li ritroverò in occasione della cena di solidarietà"

 

 

Continua:

 

 

"Siamo diventati una famiglia, soprattutto con le persone di Amaga, Elio Carini e Romina Riboni in particolare, che mi hanno trasmesso entusiasmo e voglia di partecipare attivamente all'evento. Mi spiace solamente che lo chef Ezio Santin sia stato messo in disparte per motivi che non conosco. Da parte mi c'è la massima volontà di coinvolgerlo. Lo ritengo un "mostro scaro" – passatemi il termine – della gastronomia mondiale, chi siamo noi per escluderlo?"

 

 

Credi che da parte tua ci possano essere state delle leggerezze?

 

 

"Io recito il mea culpa perché sono un 38enne con l'entusiasmo e la voglia di fare e a volte non riesco a comprendere al meglio la persona che ho davanti. Da parte mia non c'è nessuna polemica, anzi c'è la voglia di coinvolgere e di imparare da Santin. Per me potrebbe essere il nostro "padre gastronomico" proprio per la sua grande esperienza e perché insieme ad altri del nostro territorio – ad esempio Giancarlo Prina, fondatore il ristorante Charlie1983 – fa parte di uno zoccolo duro di protagonisti della ristorazione che hanno fatto conoscere l'abbiatense nel mondo"

 

 

Prima di salutarci chiedo a Lele come è nata la sua passione per la cucina e se ambisce ad avere un stella Michelin.

 

 

"Devo molto a mio padre che purtroppo è venuto a mancare quando avevo solamente 18 anni. Con la famiglia abbiamo sempre frequentato i grandi ristoranti di Milano e io già a 10 anni avevo le idee chiare rispetto a cosa avrei fatto nella vita: il cuoco. Per quanto riguarda la stella è indubbio che si tratta di un sogno nel cassetto ma è anche fonte di preoccupazione. Raggiungere quel traguardo significa anche mantenerlo e sapersi rialzare in caso di caduta. Per ora devo sinceramente ringraziare tutte le persone che ho incontrato finora che hanno sempre avuto una parola di conforto, un incoraggiamento e un sorriso per me. Personalmente credo che la gratitudine e la riconoscenza che dimostrano le persone che incontro siano il vero riconoscimento per il mio lavoro. Le ringrazio e spero che il mio percorso di vita professionale possa continuare così e credo che verrà ulteriormente gratificato nel tempo. In fondo mi piace essere amico di tutti e mi piace incontrare tante persone che difficilmente avrei avuto la fortuna di conoscere se il mio lavoro non fosse apprezzato"

 

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